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Pavia e Lomello (2001)

Gli Amici dell'Arte propongono per il 25 marzo 2001 una visita alla Basilica e al Battistero, a Lomello. Inoltre, San Michele, San Pietro in Ciel d'oro e San Teodoro, a Pavia.

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Pavia: la tradizione barbarica si rinnova

Il linguaggio comunemente detto “Romanico” si esprime a livello locale in una molteplicità di “dialetti”.

In Lombardia, se Milano rappresenta il primo di  tali “dialetti”, nelle zone di pianura se ne può identificare un secondo, facente perno su Pavia e comprendente la parte più chiaramente padana della regione, quella che oggi grosso modo corrisponde alla “bassa”. Un carattere costruttivo la avvicina a Milano, ed è la predilezione del laterizio come materiale da costruzione, determinata evidentemente dall’abbondanza di argilla che il terreno offriva, e al contrario dalla scarsa disponibilità di pietra. Quest’ultima viene usata come elemento decorativo, valorizzandone il contrasto cromatico con il rosso del mattone. Altra caratteristica delle “scuole di pianura” è altresì la predilezione per le coperture a volta rispetto ai sistemi a travature lignee.

Rispetto agli edifici milanesi c’è nelle fabbriche pavesi un maggior gusto per l’animazione delle superfici, per la luminosità e gli effetti chiaroscurali. L’esempio più tipico è la facciata di san Michele, la cui superficie piana è dissolta in un gioco continuo di rilievi; e si potrebbe citare ancora il largo impiego dei “bacini”, le semitazze in ceramica cementate nella muratura, a rifrangere i raggi solari; o il calcolatissimo equilibrio nella disposizione delle aperture - le finestre, come le gallerie sotto gli spioventi - nelle facciate.

L’area pavese si affianca dunque a quella milanese nell’adozione di alcune costanti espressive, manifestando però una più precisa fedeltà alla tradizione barbarica, cosa del resto comprensibile nella città che fu per secoli la capitale del regno longobardo, sia nel senso militare che culturale.
 
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